Il film n. 22 di cineforum Rizza è Grazie ragazzi, un film con un chiaro intento sociale, raccontato con grande semplicità. Un film che attira l'attenzione su una realtà difficile che tendiamo a ignorare. Un film sull'emozione della recitazione e sul teatro che dà la possibilità di vivere una storia diversa dal quotidiano, che ti porta lontano per un po' di tempo, dalla monotonia delle quattro mura, dai propri vizi e dai propri difetti...

Vi aspettiamo!

Lo Staff di Cinema Teatro Rizza.

21° film della rassegna Cineforum di Rizza

Grazie ragazzi

Regia:  Riccardo Milani

Con: Antonio Albanese, Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Giacomo Ferrara, Giorgio Montanini, Andrea Lattanzi, Nicola Rignanese, Fabrizio Bentivoglio, Bogdan Iordachioiu

Genere: Commedia

Durata: 117 minuti

Date e Orari

Ingresso con tessera Cineforum oppure Biglietto € 6.50 

“Il potere liberatorio dell’arte e la sua capacità di dare uno scopo e una speranza oltre l’attesa”

SINOSSI

Antonio è un attore disoccupato e, per sbarcare il lunario, accetta un impiego come insegnante in un laboratorio teatrale in un istituto di detenzione. Nonostante le perplessità iniziali, Antonio si renderà presto conto di come tutti abbiano del talento nascosto, che finora non hanno potuto dimostrare e in lui si desterà nuovamente l’antica passione per il teatro che le difficoltà incontrate lungo il percorso stavano quasi per smorzare. Tanto che deciderà di chiedere al direttore di poter mettere in scena, in un vero teatro, “Aspettando Godot” di Samuel Beckett, perché i detenuti “sanno cosa vuol dire aspettare: non fanno altro”. Così, Mignolo dalla moglie focosa, Aziz nato a Tripoli e arrivato in Italia sul gommone, Damiano il balbuziente, Diego il boss e Radu l’addetto alle pulizie rumeno
lavoreranno per interpretare un testo complesso e impegnativo, con risultati tutti da scoprire.

ANTONIO ALBANESE, BECKETT E QUELLA COMMEDIA SULL'ASSURDITA'  DELLA VITA (Francesco Parrino per Hotcorn.it)

Adattamento del film francese Un anno con Godot di Emmanuel Courcol, a sua volta revisione del documentario Prisoners of Beckett di Mishka Saal del 2005 sulla vera storia di Jan Jonson, giovane attore svedese che circa quarant’anni fa adattò Aspettando Godot assieme a cinque detenuti di un carcere di sicurezza.
Contorni artistici stratificati quelli di Grazie ragazzi, di cui lo stesso Milani, che ha curato la trasposizione italiana insieme a Michele Astori, non saprebbe definirne in modo netto il genere d’appartenenza: "Non capisco fino in fondo da che parte vadano i miei film, se non da quella del pubblico. Cerco di raccontare in chiave semplice temi o luoghi complicati, a
volte ostili, come in questo caso".
Una commedia o forse un dramma? Chissà, forse poco importa, perché quel che è certo è che ci troviamo dinanzi ad una creatura narrativa originale e d’indubbio interesse artistico. Cinema senza filtri, neorealismo 3.0, fatto di sforzi e sogni e tanta voglia di farcela, comunque. A partire proprio dall’intuizione di Antonio che davanti ad un attonito Michele (Fabrizio Bentivoglio) dice: "Aspettando Godot per dei detenuti che non hanno mai letto Beckett. Il capolavoro del Teatro dell’Assurdo. Una commedia sull’assurdità della vita". Ma qual è il motivo di tanta assurdità? Ce lo dice una preziosa linea del primo atto del film: "Loro (i detenuti) sanno cosa vuol dire aspettare e sono sia tragici che comici…". Esattamente come l’inerzia narrativa di Grazie Ragazzi che, nella commistione
di una base drammatica su spruzzate di commedia purissima e momenti di vera commozione, sa spingere al massimo alla base dello script giocando su un brillante parallelismo tra il senso dell’attesa di Vladimiro ed Estragone (Ferrara e Marchioni)
e quella dei detenuti. "La vita vera è fuori, questa qui è solo una parentesi di me*da". Il teatro-nel-teatro quindi, come esplicitazione del potere taumaturgico dell’arte che però,
nell’arricchire di senso la dimensione dei suoi agenti scenici, finisce con lo scinderla nella duplicità detenuto-attore dalla forbice valoriale pressoché insanabile. E poi il finale – che
non riveliamo – un pezzo di cinema destinato ad entrare negli annali del cinema italiano, un pezzo di bravura cucito addosso ad un Antonio Albanese in stato di grazia, che nel determinare la definitiva frattura della duplicità caratteriale e delle sue inconciliabili componenti un po’ alla maniera de Quella sporca dozzina di Robert Aldrich, smaschererà del tutto le devianze dei suoi (anti)eroi, regalandosi una meritata consacrazione dopo la faticosa missione. Nel mezzo? C’è un’acuta e amara riflessione sulla non-funzione riabilitativa del sistema carcerario, le difficoltà del mondo artistico e poi lacrime e risate e tanta gioia di vivere, in una parola, anzi, in un titolo: Grazie Ragazzi.

Il film e la vita “dietro le sbarre”

Il carcere non è il fulcro narrativo di Grazie ragazzi, è solo la cornice, il pretesto per raccontare alcune storie di personaggi marginali della nostra società. Ognuno dei cinque attori protagonisti del Godot diretto da Antonio nasconde una storia difficile, a volte troppo complicata da raccontare. Aziz (Giacomo Ferrara), ad esempio, nasce a Tripoli e arriva in Italia su un gommone sgonfio in braccio alla madre. In carcere c’è finito perché dopo l’ennesimo insulto razzista ha reagito con una coltellata. Diego (Vinicio Marchioni) è il classico boss sbruffone di cui tutti hanno gran timore e a cui la moglie non fa vedere il
figlioletto. A tratti sembra di intravedere qualcosa del Freddo di Romanzo criminale – La serie, anch’esso interpretato da Marchioni ma in una chiave molto diversa. Tutti i personaggi del film, compreso quello di Albanese, sono in qualche modo degli archetipi che seguono modelli di comportamento ben precisi e strutturati. Quello che funziona è sicuramente la dinamica del gruppo, il coro che si muove come una cosa sola in tutto l’arco del film unito dalla travolgente passione per il teatro. In una scena in particolare, sono proprio le parole di Beckett ad unire questi detenuti separati dalle sbarre e divisi ognuno in una cella diversa. In questo senso la regia di Milani si mette giustamente al servizio della storia e delle storie di cui si fanno testimoni i protagonisti, con semplicità e senza calcare la mano con pietismi di sorta.
Sarebbe stato interessante vedere qualche momento della giornata di un detenuto, oltre a quelli dedicati alle prove per lo spettacolo; oppure le difficoltà che affronta quotidianamente chi vive in gabbia, con i relativi momenti di sconforto e di rabbia. Tutto resta in superficie e si ferma ad una fotografia di apparente serenità quasi fiabesca, di sicuro più comoda e digeribile per il grande pubblico a cui è destinato il film. Solo nel finale Grazie ragazzi tenta di affrontare la cruda realtà, solo nel momento in cui i detenuti decidono di tradire la fiducia del loro maestro per ricercare con disperazione il più agognato e desiderato dei diritti umani: la libertà.

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Cinema Weekend

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Genere: Drammatico

Due tredicenni, Leo e Rèmi, vivono la loro preadolescenza condividendo momenti di gioco e momenti di riflessione. Il loro ingresso nella scuola superiore fa sì che i nuovi compagni inizino a manifestare il sospetto che la loro sia non solo un’amicizia ma una relazione sentimentale. Questo finirà per creare una certa distanza che si risolverà in una situazione destinata a lasciare una traccia profonda.

20:30 

18:00  

16:30 e 21:00 

20:30 

INDICAZIONI PER L'ACCESSO ALLA SALA

La biglietteria apre 45 minuti prima della proiezione (il lunedì pomeriggio apre alle 16:00, 30 minuti prima). 

Nella zona antistante il cinema e la Chiesa di Rizza è disponibile ampio parcheggio gratuito.

Vi ringraziamo per la collaborazione e vi auguriamo una buona visione! 

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