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Eccoci al nuovo appuntamento con il Cineforum di Rizza che la prossima settimana propone il film Sotto le stelle di Parigi, di cui vi parleremo tra poco. 

Vi ricordiamo anche che Sabato 19 e Domenica 20 febbraio, Cinema Teatro Rizza vi aspetta con il film Una famiglia vincente - King Richard, che racconta la storia delle due superstar del tennis, Venus e Serena Williams, e del loro padre, Richard Williams (Will Smith), che sin dall'infanzia è stato il loro allenatore e che ha fermamente perseguito il sogno (riuscito) di consegnare alla storia due campionesse dello sport. Durata: 144 minuti. Warner Bros.

Lo Staff di Cinema Teatro Rizza

16° film della rassegna Cineforum di Rizza

Sotto le stelle di Parigi

Regia: Claus Drexel

Cast: Catherine Frot, Mahamadou Yaffa, Jean-Henri Compère, Richna Louvet, Raphaël Thierry

Genere: Drammatico

Durata: 117 minuti

Date e Orari

Tessere Cineforum oppure Biglietto € 6.50

"La storia di Christine e Suli, in giro per le vie di Parigi alla ricerca dell'umanità perduta."

SINOSSI

Christine vive da molti anni per le strade di Parigi, isolata dalla famiglia e dagli amici. In una fredda notte d'inverno, un bambino di otto anni si presenta davanti al suo rifugio. Si chiama Suli, non parla la sua lingua, ed è stato separato dalla madre, che deve essere rimpatriata. Uniti dalla loro condizione marginale, i due intraprendono un viaggio emotivo e pieno di tenerezza per ritrovare la madre del bambino. Sotto le stelle di Parigi, queste due anime sole impareranno a conoscersi e Christine riscoprirà il calore di un’umanità che credeva perduta.

ASPETTANDO LA PROIEZIONE

Claus Drexel, regista bavarese che ha studiato cinema nella capitale francese dove lavora quasi sempre, porta alla luce la situazione di chi vive nel sottobosco (o nei sottoscala) della città, creando quello che la stampa francese ha definito "un racconto urbano profondamente umano e poetico" la cui originalità sta proprio nell'"alternanza di registro tra racconto e realismo".

Claus Drexel, il regista del film, conosce bene l’argomento: prima di Sotto le stelle di Parigi ha girato il documentario Au bord du monde che raccontava la vita di quattro homeless della Ville Lumière. Nel documentario compariva brevemente anche Catherine, la donna senzatetto cui è dedicato Sotto le stelle di Parigi e cui è ispirata la sua protagonista senza nome, magistralmente interpretata da Catherine Frot.

INTERVISTA AL REGISTA - CLAUS DREXEL

Claus, da dove nasce il desiderio di creare una storia su due personaggi che vivono per strada?
Dopo AU BORD DU MONDE (documentario sui senzatetto sempre dello stesso regista), pensavo a un soggetto di fantasia che testimoniasse questa realtà. Ho un profondo attaccamento per queste persone che troppo spesso vengono rappresentate con un'immagine sciatta. Volevo coltivare la loro bellezza, la loro sensibilità e la loro poesia. Catherine Frot, che era stata molto toccata da AU BORD DU MONDE, mi ha contattato a quel tempo. Ben presto, lei e io, abbiamo discusso della possibilità di un progetto cinematografico che restituisse ai senzatetto questa immagine.

Christine, interpretata da Catherine Frot, evoca la Christine del tuo documentario; una personalità già molto atipica.

Catherine era stata molto colpita, come me, dalla sua testimonianza. Con il mio amico e co-sceneggiatore Olivier Brunhes, siamo partiti da questa figura per scrivere il personaggio del film.

SOTTO LE STELLE DI PARIGI inizia con una lunga presentazione del personaggio di Christine. La vediamo passeggiare sulle banchine; la vediamo vivere nel rifugio dove ha preso residenza... Qual è il motivo di una presentazione così dettagliata?

Era molto importante mostrare la vita quotidiana dei senzatetto e far accomodare lo spettatore in questa lentezza che fa parte delle loro giornate. È come una routine, con riti molto precisi. Si trovano sempre negli stessi luoghi, sempre negli stessi tempi. Volevo raccontare questo, i loro momenti di riflessione e la loro solitudine.

Fino a quando non incontra Suli, il piccolo migrante separato dalla sua famiglia, questa donna sembra tagliata fuori dal mondo.

È una persona spezzata, quasi morta dentro, che ha scelto di porre una barriera tra se stessa e la comunità dei vivi. Non parla più, ne ha perso l'abitudine.

Comprendiamo che la sua ostilità nei confronti del ragazzino è dovuta al suo attuale confinamento psicologico, ma risiede anche in un'antica sofferenza legata a un figlio perduto. Non ne sapremo di più.

Vogliamo sempre sapere perché le persone che vivono per strada sono arrivate a questo. Tuttavia, non sono sicuro che loro stessi siano in grado di capirlo. È troppo complesso. Queste persone mi ricordano dei colossi con i piedi d'argilla: sono indeboliti da una frattura che spesso risale all'infanzia; per un po' riescono a rimanere in vita e, all'improvviso, un evento che potrebbe sembrare banale sconvolge questo equilibrio instabile e li piega. Volevo soprattutto raccontare com’è Christine piuttosto che cercare di analizzarla. Ognuno è libero di immaginare cosa ha passato.

Si vede che è interessata alla scienza, scopriremo in seguito che era una ricercatrice...
Si crede comunemente che i senzatetto siano persone smarrite, volgari, spesso ubriache e che si esprimono male. Queste sono idee sbagliate che devono essere combattute. Queste persone hanno vissuto una vita prima e ne hanno ancora una: spesso leggono molto, sono molto più istruite di quanto si pensi. Ho imparato molto dalle persone per strada.

I migranti occupano un posto molto importante nel film.

Prima e durante la scrittura, Olivier Brunhes e io abbiamo trascorso molto tempo con loro nelle "giungle" del nord della Francia. Fin dall'inizio abbiamo avuto l'idea di integrare questo tema nella sceneggiatura, perché ci sembrava impossibile parlare di grande esclusione all'inizio del 21° secolo, senza menzionare la crisi migratoria. Ci ha particolarmente colpito una donna accompagnata dai suoi figli molto piccoli. Ci siamo chiesti cosa sarebbe successo a loro se fossero stati improvvisamente separati dalla loro madre. Da lì è nato il personaggio di Suli (Mahamadou Yaffa), il ragazzino che si ritrova tutto solo e che trova in Christine il suo unico punto di riferimento.

"Io là, tu di là", Christine dice a Suli dopo averlo accolto nel suo rifugio. Ma le distanze che vuole prendere dal bambino si sgretolano gradualmente quando decide di andare a cercare sua madre con lui. Per la prima volta il suo viso s’illumina.

Christine è commossa non appena vede Suli, ma rifiuta questa emozione. A poco a poco, senza rendersene conto, imparerà a legarsi nuovamente a qualcuno. È quel gesto che fa mentre lo avvolge nel suo mantello mentre si preparano a passare la notte vicino al Sacré Coeur, o quel grido straziante che lancia quando pensa di averlo perso. Grazie a Suli, Christine torna in vita e si riconnette con la propria umanità.

Nel film mostri persone comprensive nei confronti dei senzatetto come Christine, ma molto ostili nei confronti dei migranti...

Tutti i personaggi del film sono più o meno direttamente ispirati da persone che ho incontrato nella vita reale: mi è infatti capitato di discutere con persone che sono molto disponibili con persone al loro pari, ma decisamente ostili quando si trovano di fronte agli sconosciuti.

Questa dicotomia mi ha particolarmente colpito quando stavo girando nella piccola cittadina dell'Arizona dove ho realizzato AMERICA, il mio secondo documentario, durante le elezioni presidenziali americane nel 2016. Raramente avevo visto tanta solidarietà come tra gli abitanti di questa piccola città. Una persona disabile ha avuto un problema? L'intera città era lì per aiutarlo. Ma quando si trattava degli stranieri, del muro da costruire con il Messico, il loro atteggiamento era ben diverso: era assolutamente necessario proteggersi dall'invasore.

Nelle “giungle” dei migranti, invece, ho visto gesti di grande generosità, come questa donna che viveva nelle RSA, ma che veniva tutti i giorni a ritirare la biancheria dei migranti e riportarla il giorno dopo, lavata e stirata.

Nel film racconti queste differenze di atteggiamento, ma non le giudichi...

La vita è troppo complessa per dire che una persona ha ragione e un'altra ha torto. Ognuno ha la propria esperienza che li spinge ad agire in un modo o nell'altro. Da questa constatazione è nato il personaggio dell’operaio, generoso con Christine, ma razzista con Suli. E, allo stesso tempo, il personaggio della donna delle pulizie in aeroporto fa un passo in più verso i due: possiamo credere, all’inizio, che denuncerà Christine e il bambino, ma alla fine cercherà di aiutarli. È meraviglioso sapere che le persone fanno questi gesti generosi ogni giorno. Ne ho visti tanti.

Da dove nasce il tuo interesse per le persone più povere?

Non sai mai veramente perché ti avvicini a un argomento. Ma due cose mi toccano nel profondo. Da un lato, il fatto che le ricchezze che ci sono state offerte dalla terra sono sempre più monopolizzate da un piccolo gruppo di uomini prepotenti che sono, inoltre, molto orgogliosi di esserlo. E, dall’altra parte, sono sconvolto dai pregiudizi, dal fatto di dire che i poveri, i disoccupati, i senzatetto, le prostitute, ecc. sono tutti uguali. Mia figlia una volta ha detto a qualcuno: "Mio padre fa film per cercare di capire le persone che non capiamo".

Questa frase mi ha illuminato sul mio passo che era stato, fino a quel momento, inconsapevole. Volevo conoscere queste persone che incontravo per strada o in metropolitana e che non avevano voce se non attraverso quelle delle associazioni che si occupano di loro. Volevo passare del tempo con loro e ho impiegato più di un anno del mio tempo personale per farlo. Li ho filmati: i senzatetto hanno segnato il mio ingresso nel documentario e hanno dato una nuova direzione al mio lavoro di regista.

Parigi è splendida nel film: il contrasto con la situazione di queste persone è ancora più eclatante.

Non ho trasformato la città, il suo splendore è molto reale. Avrei potuto girare altrove ma Parigi, proprio per la sua bellezza e per questo contrasto tra sfarzo e povertà, rappresenta una metafora del mondo in cui viviamo.

Christine e Suli, che la percorrono da nord a sud, accompagnano letteralmente lo spettatore nel loro viaggio nelle vie della città.

A partire dalla sceneggiatura, Olivier Brunhes e io, abbiamo immaginato un'odissea. Attraversare Parigi, per una donna di strada, rappresenta una vera e propria spedizione. È stata anche l'occasione per mappare la città: prima i bei quartieri, poi i luoghi sempre più popolari e, infine, le tende del Canal Saint Martin e i campi dei migranti della Porte de la Chapelle... Più ci addentriamo, più la miseria diventa sconvolgente.

L’onirismo è molto presente anche quando Suli crede di vedere sua madre apparire davanti a una chiesa a fianco di un vagabondo che canta una melodia di Schubert.

Dopo l'Illuminismo, abbiamo messo un po’ da parte i fantasmi e i sogni. Ma la realtà è fatta anche di fantasie. Sentivo la necessità di mettere in scena quella notte magica in cui Suli crede di vedere sua madre. Come in una foto dell’Epinal di Montmartre, con questo vagabondo con un braccio solo che canta "Der Leiermann" di Schubert. Sono sempre stato ammaliato da questa bellissima canzone, che tratta della miseria, del vagabondaggio e della morte. Trasportato dalla musica, il bambino seguirà questa chimera che scambia per sua madre. Per poi perdersi.

 Come hai creato questa estetica così particolare per il film?

Le mie principali fonti d’ispirazione sono la pittura e la musica. Ho pensato molto ai pittori che amo di più - Rembrandt, Caravaggio, Georges de la Tour e persino Francis Bacon… E, tanto quanto quello dei grandi pittori, ammiro il lavoro di Sylvain Leser, il fotografo che crea le immagini dei miei documentari. Abbiamo parlato molto di questi riferimenti con Philippe Guilbert, il direttore della fotografia del film. Il suo contributo è stato enorme.

Com'era Catherine Frot sul set?

Ha dato molto. Il progetto le stava a cuore, era molto esigente con se stessa. Voleva rendere onore alle persone che hanno ispirato il film, direttamente o indirettamente; preservare la loro dignità.

Come hai trovato Mahamadou, il ragazzino che interpreta Suli?

Ho visto un centinaio di bambini che Marlène Serour ha avvistato per le strade, nei club sportivi e nelle scuole di teatro. Quello che stavo cercando doveva essere dolce, molto vivace e, soprattutto, doveva parlare fluentemente in una lingua africana. Mahamadou, la cui famiglia è di origine maliana, parla perfettamente la lingua bambara. Si è imposto molto velocemente. Ha compreso subito come rendere credibile il fatto che Suli non capisse il francese. "Non capisce le parole”, mi ha detto, “capisce le emozioni". Sono rimasto colpito dall'intelligenza di questo bambino di nove anni. Gli ho fatto fare delle prove con Catherine, tra loro si è subito instaurato un legame meraviglioso.

Come hai lavorato con lui?

Era necessario sia preservarne la freschezza, sia insegnargli alcune nozioni di base. Maryam Muradian lo ha preparato facendolo lavorare sulle emozioni, sul freddo, sulla paura. È stato abile, ma senza abituarsi alle scene che doveva girare. Perché c'è sempre il rischio di interpretare le cose meccanicamente, se le scene sono troppo imparate a memoria.

Vedi il Trailer

 

TUTTA LA PROGRAMMAZIONE DA SABATO 19 FEBBRAIO 2022

20:30  

15:00 e ore 18:00 

16:30  e ore 21:00 

Martedì 22 febbraio ore 20:30 

16:30 e ore 21:00 
 

INDICAZIONI PER L'ACCESSO ALLA SALA

 

Informazioni relative alle modalità di fruizione dei film sulla base della normativa attualmente vigente:

Si invita a seguire le indicazioni della segnaletica orizzontale e verticale predisposta.

E' garantita la pulizia e disinfezione della sala ad ogni utilizzo.

Attenzione: la biglietteria apre 45 minuti prima della proiezione (il lunedì pomeriggio apre alle 16:00, 30 minuti prima). 

Vi ringraziamo per la collaborazione e vi auguriamo una buona visione! 

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